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La prova di tenuta delle tubazioni permette di prevenire eventuali fughe di refrigerante o certificare la tenuta delle stesse… e come ben sappiamo tutti: “prevenire è meglio che curare”!
Una buona verifica preventiva della tenuta delle tubazioni di collegamento di un climatizzatore split eseguita al momento dell’installazione consente in effetti la prevenzione di eventuali fughe di refrigerante che costerebbe assai di più all’installatore in termini di:
Vediamo adesso in che consiste la procedura di verifica.
Per la pressatura delle tubazioni non viene utilizzata aria.
Per evitare processi di corrosione del circuito, a causa del contenuto di ossigeno oltre l’azoto, viene per l’appunto utilizzato Azoto in bombola, che tramite riduttore di pressione e frusta di collegamento viene collegato all’attacco di servizio presente sul rubinetto della parte esterna del climatizzatore interponendo un adeguato manometro.
La procedura di verifica è quella prevista anche dalla normativa che riguarda i gas fluorurati. Se dopo 24 ore la pressione fosse scesa è necessario identificare le fughe con acqua saponata, eliminarle e ripetere le prove.
Per l’esecuzione della procedura di verifica che si svolge in due fasi (prova di resistenza e prova di tenuta, come vedremo in seguito) occorre un minimo di attrezzatura costituita da:
Una volta montato il riduttore sulla bombola, tramite le due fruste a disposizione occorre collegare quest’ultimo all’attacco di servizio posto sul rubinetto del liquido della sezione esterna del climatizzatore split interponendo il manometro.
Accertata la tenuta del circuito realizzato, si può aprire il collegamento con le tubazioni e dare pressione ruotando lentamente il regolatore di pressione.
Il protocollo di collaudo segue una metodologia di verifica basata in due fasi principali:
La prova di resistenza consiste nella verifica della tenuta meccanica dei vari raccordi e per fare questo è necessario elevare per 15 minuti la pressione di +10% rispetto la normale pressione di lavoro riportata in targhetta identificativa della macchina.
A esempio nel caso di R410A che lavora a 41,5 bar la pressione di test è 45 bar, dopo 15 minuti riportare la pressione a 41,5 bar; nel caso dovessimo avere gas R134A la pressione di lavoro è 22 bar, mentre per R404A la pressione di lavoro è 32 bar.
Essendo l’Azoto un gas inerte, può essere sfiatato tranquillamente nell’ambiente.
La prova di tenuta potrà ritenersi superata se, salvo piccole variazioni, i collegamenti realizzati saranno in grado di mantenere al loro interno la pressione di progetto per almeno 24 ore.
In effetti, anche se la tenuta del circuito fosse più che perfetta, durante tale periodo di tempo la pressione all’interno del circuito potrebbe subire piccole variazioni dovute a variazioni della temperatura ambiente ed il valore rilevato (P2) dovrebbe risultare pari a:
dove P1 e P2 sono rispettivamente le pressioni in bar assoluti all’inizio della prova ed al termine della prova e T1 e T2 sono rispettivamente le temperature in K all’inizio della prova ed al termine della prova.
Poiché l’uso della relazione di cui sopra potrebbe risultare alquanto complicato, vale la pena di ricordare che se la pressione all’inizio della prova fosse di 41,5 bar (così come accade per gli apparecchi ad R410A) per ogni 3 °C di variazione della temperatura la pressione subisce una variazione di circa 0,5 bar.
Se la pressione, trascorse 24 ore, si fosse abbassata eccessivamente, occorre riportarla al valore di targa, identificare il/i punto/i di perdita tramite acqua saponata, eliminare la/e perdita/e e ripetere le prove di resistenza e di tenuta per accertarsi di avere eliminato il problema.
Generalmente le pressioni di prova per le varie tipologie di gas refrigeranti possono essere riassunte nella tabella sotto riportata:
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